Due anni fa il Consorzio di tutela Arancia di Ribera (AG) protestò energicamente sulla questione che riteniamo lesiva nei confronti del mondo produttivo agricolo ed agrumicolo in particolare. Ci provano da tanto tempo e c’è il rischio che questa volta le lobby degli industriali ci riescano.
Di nuovo all’attacco dell’agricoltura di qualità e della salute dei consumatori
Già nel 2002 con la circolare n° 168 del 2003 del Ministro Marzano, bloccata dalle OO.PP., dai rappresentanti dei Produttori e dallo stesso mondo politico, vi era stato il tentativo di colpire il settore agrumicolo con la modifica della normativa per la preparazione delle bevande analcoliche.Ora si ripresenta la stessa norma questa volta sotto forma di legge comunitaria, dall’attuale governo, nel quale viene abrogato l’articolo nel quale si prevede che: “Le bevande analcoliche vendute con denominazioni di fantasia, il cui gusto e aroma fondamentale deriva dal loro contenuto di essenze di agrumi, o di paste aromatizzanti di agrumi, non possono essere colorate se non contengono anche succo di agrumi in misura non inferiore al 12 per cento”. Praticamente si potranno vendere le “bibite con nome di fantasia, colorate d’arancia senza contenere neanche l’ombra del succo di agrume naturale”.La spiacevole novità è inserita nel disegno di legge dell’Unione Europea 2007 che, con l’articolo 9, modifica la legge 3 aprile 1961, n° 286, recante la “Disciplina delle bevande analcoliche vendute con denominazioni di fantasia”. Un attacco alle produzioni di qualità, alle produzioni tipiche, al made in Italy ed in particolar modo alle produzioni agrumicole siciliane, che proprio in questa fase stanno patendo una grave crisi che ogni anno diventa sempre più strutturale. Riteniamo che con questa norma si favorisca il consumo delle “bibite chimiche” a scapito della corretta alimentazione con il consumo di frutta fresca o in succo.
Norme in contraddizione
A nostro parere si registrano azioni palesemente e clamorosamente contraddittorie: infatti da una parte la Comunità europea, il Ministero delle Politiche Agricole e le Regioni tendono a valorizzare la qualità del prodotto agricolo del nostro Paese e a perseguire la difesa del consumatore, combattendo l’appiattimento e la massificazione del gusto, con campagne informative trasparenti che alimentino una consapevole coscienza nell’alimentazione e che favoriscono il consumo di prodotti agroalimentari tipici e sicuri ed ora anche della frutta con il progetto europeo di incentivazione dei consumi di frutta nelle scuole; dall’altra si registrano azioni che tendono ad danneggiare i consumatori ed ad ingannare i consumatori.La vendita di bibite che richiamano con aroma e colori alla frutta, senza però contenerla oltre a ingannare i consumatori si traduce anche in un grave danno economico per i produttori di agrumi, in quanto il colorante si sostituisce al succo naturale. Si stima che per ogni punto percentuale di frutta in meno nelle bibite si registra una riduzione di circa 7 milioni di litri di succo destinato ai consumatori, pari a 235.000 quintali di prodotto. Un danno per la salute dei cittadini italiani che consumeranno meno prodotti naturali e anche per le imprese agricole impegnate nella coltivazione degli agrumi localizzati soprattutto nelle regioni del Sud.
Conclusioni
Riteniamo che la legge in questione in realtà costituisce uno “specchietto per le allodole” per il consumatore e può provocare una netta riduzione del consumo nazionale di frutta, una penalizzazione dei produttori agricoli espropriati del frutto della loro antica fatica e professionalità, a beneficio solamente dell’industria e della chimica più sfrenata e mal applicata, nonché una mortificazione del made in Italy.
Giuseppe PasciutaPresidente Consorzio di tutela Arancia di Ribera DOP
Articolo originale da Freshplaza